Relazione Stage di preparazione alle autonomie Rovolon (PD) 23/30 agosto 2014

Progetto “Perché siamo qui? … Per crescere insieme” – Relazione Stage di preparazione alle autonomie Rovolon (PD) 23/30 agosto 2014

Riportiamo  l’analisi delle attività svolte con un occhio critico  per migliorare ancora.

Esperienza in cucina

Quest’anno la cucina non era la priorità e i ragazzi, al di là della preparazione tavole, non hanno fatto molto. Inoltre, dovendo due operatori dedicare del tempo per cucinare, questi ultimi non potevano essere presenti ad altre attività in cui avrebbero potuto essere utili.

Col senno di poi, quest’anno sarebbe stato utile avere una o due persone addette alla cucina, che avessero l’attenzione di adattarsi all’ambiente e alle tempistiche che propone il campo.

L’esperienza fatta l’anno scorso, in cui si è approfondito maggiormente l’ambito cucina, si è rivelata molto positiva a livello di lavoro con i ragazzi, che si sono messi in gioco, prestandosi alle attività proposte, mai provate prima da molti di loro.

Anche se hanno altre priorità come l’orientamento e l’autonomia, l’attività cucina è comunque un’esperienza di crescita e che può essergli utile in futuro perché, come il resto delle cose, molte volte a casa non vengono mai sollecitati a provare nuove esperienze.

Sarebbe quindi importante pensare a quali siano le priorità dei ragazzi e valutare se sia importante inserire anche la cucina. Se si ritenesse importante sarebbe opportuno lavorare con un gruppo più piccolo di ragazzi, in modo da poter svolgere tutte le attività dedicandogli un tempo adeguato, oppure ridurre pranzi e cene, in modo da dedicare alla cucina meno momenti nella settimana ma curati meglio, perché il lavoro nella preparazione dei pasti richiede tempo. E’ necessario inoltre un maggior numero di operatori che curino questi aspetti.

L’autogestione di questi ultimi due anni sicuramente è stata molto positiva, anche perché propone di raggiungere un livello di autonomia superiore a quello raggiungibile andando, per esempio, in albergo.

Produzione materiale per l’orientamento.

E’ stato sicuramente utile, oltre che necessario, il lavoro fatto il primo giorno, quando tutti si sono orientati verso una stessa direzione poichè è risultato fondamentale per i ragazzi in fase di lettura delle cartine della casa. I ragazzi si sono dimostrati collaborativi nel proporre i diversi materiali da utilizzare ma poi non si sono sentiti molto partecipi nella realizzazione delle stesse, perchè oggettivamente la realizzazione da parte loro sarebbe stata poco funzionale.

Le cartine dell’orto botanico si sono rivelate utili, soprattutto dopo aver effettuato fisicamente il percorso nell’orto. Questo a prova dell’importanza dell’esperienza diretta per poter comprendere a pieno le cartine, stabilendo dei punti di riferimento fissi e concordati, facilmente rintracciabili nelle stesse. E’ stato Bello vedere collaborazione tra i ragazzi nello studiare la cartina e orientarsi nello spazio.

In vista di esperienze future si potrebbe avvalersi di lavagnette magnetiche, con le quali i ragazzi potrebbero più facilmente rappresentare, in prima persona, uno spazio o un percorso in modo da partire da quello che loro rappresentano, per realizzare la cartina.

Si potrebbe anche costruire un’attività/gioco sull’ideazione e creazione di mappe reali o fantastiche  e far fare ai ragazzi delle esperienze in luoghi di interesse quotidiano (come edicola, supermercato, panificio, cinema, piazza), prima sondando le loro conoscenze di questi ambienti e poi assegnando loro dei ruoli concreti (comprare il pane, il giornale, un gelato ecc) che dovrebbero svolgere recandosi autonomamente al luogo corrispondente. Quest’ultima esperienza potrebbe essere utile per loro a livello relazionale, motorio e di orientamento.

Orientamento

Rispetto all’anno scorso, in cui qualcuno opponeva qualche resistenza, quest’anno tutti i ragazzi sono stati disponibili ad usare il bastone e a impararne le tecniche. A livello puramente tecnico, tutti hanno cercato di migliorare  nell’assumere le posizioni corrette.

Dentro la casa tutti si orientavano abbastanza bene, complice anche il fatto che tanti conoscevano l’ambiente già dall’anno scorso.

Il percorso esterno proposto, dall’Orto botanico di Padova alla basilica del Santo, (un po’ troppo facile per gli ipovedenti) è stato fatto bene da tutti. Anche i casi un po’ più difficili il sabato con i genitori sono riusciti a fare il percorso da soli.

In vista di esperienze future si potrebbe lavorare maggiormente su percorsi esterni per imparare a usare meglio il bastone e anche tutti gli altri sensi per orientarsi. Sarebbe utile differenziare i percorsi in base al residuo visivo, perché non risultino noiosi o scontati per nessuno.

Giochi e attività serali

I ragazzi erano tutti abbastanza coinvolti nei giochi, sia in quelli più impegnativi (cruciverba, gioco dell’oca), sia in quelli più ricreativi (bans, gioco dei matti, logorroico, pubblicità).

Il gioco dell’oca, risultato pesante dalla verifica finale dei ragazzi, ha visto il coinvolgimento di tutti. La pesantezza riscontrata dai ragazzi può essere motivata dalla ricorsione del tema dell’orto botanico, che era anche il tema della settimana. Apportando alcune modifiche può essere riproposto per altri percorsi.

Grande successo ha riscosso la serata trucco per le ragazze, che si può sicuramente riproporre, anche in modo più approfondito, in esperienze future. Sarebbe importante anche trattare il tema della corretta postura, che può essere di interesse per tutti.

Movimento e attività sportive

Rispetto all’anno scorso, sono mancati giochi all’aperto legati al movimento, che però potrebbero non riscuotere più grande successo, vista l’età dei ragazzi.

E’ stata apprezzata l’attività con i bastoni da trekking. Anche se non tutti sono ancora sciolti nella camminata, tutti hanno voluto provare e migliorare. Ne è prova la tranquillità e relativa velocità con cui hanno affrontato la passeggiata di due chilometri a Valstagna, per arrivare al “rafting”.

Si sono divertiti molto nelle canoe e tutti hanno provato a pagaiare. Hanno apprezzato meno le grotte di Oliero perché gli ipovedenti hanno potuto vedere poco, dato l’ambiente buio, e perché non c’erano tantissime cose da sentire per i non vedenti.

In futuro si potrebbe approfondire l’esperienza con i bastoni da trekking o riprendere attività legate alla scioltezza nella corsa. Importante è comunque mantenere attività legate al movimento.

Attività didattiche

I contenuti didattici trasmessi sono: quelli riguardanti: le nozioni storiche dell’Orto botanico di Padova; le indicazioni geografiche e i riferimenti cardinali per un orientamento spaziale nella zona; le caratterizzazioni di ogni specie visitata all’Orto.

I contenuti sono stati trasmessi: attraverso la visita guidata con Federica e Alessandro, volontari del servizio civile all’Orto botanico; con l’ausilio di piantine tattili appositamente realizzate; rivedendo e ripassando le informazioni apprese direttamente sul posto; toccando una seconda volta le diverse specie e ripercorrendo il percorso più volte; attraverso il gioco dell’oca sul percorso fatto all’orto, occasione per un ulteriore ripasso.

Gli obiettivi di questo lavoro erano: far conoscere ai ragazzi la bellissima realtà dell’Orto botanico, sia dal punto di vista storico (Orto come luogo di interesse per il patrimonio culturale), che naturalistico, dando loro modo di toccare piante di diverse specie (immersione nella natura); “uscire dal guscio”.

In questa esperienza i ragazzi non si sono solo cimentati in percorsi più o meno conosciuti nello spazio che circonda la casa di Rovolon, ma sono “usciti  dal guscio” entrando nel cuore della città. Il nostro interesse non era solo far conoscere l’Orto, ma anche il modo per arrivarci.  Si sono immersi in una realtà che comportava continui imprevisti (turisti, biciclette, giardinieri, lavori in corso ecc.)  e hanno sperimentato il modo per affrontarli.

I ragazzi sono stati piacevolmente coinvolti dalla visita guidata con Alessandro e Federica, hanno prestato attenzione e si sono divertiti nel toccare e conoscere le piante.

L’ausilio delle mappe tattili nella seconda visita è stato fondamentale (soprattutto per i ciechi) per quanto riguarda l’orientamento. Molto produttivo anche il momento di ripasso fatto in piccoli gruppi seguiti dagli educatori. Per loro, in quell’oretta, avere un educatore che li aiutava individualmente ed essere separati dagli altri è stato un modo per capire che ognuno stava lavorando prima di tutto per se stesso. In seguito, con le fantastiche performance dell’ultimo giorno, ogni singola parte ha dato vita al tutto. Davanti ai genitori l’Orto ha preso forma grazie all’intervento di tutti.

Gli obiettivi sono stati raggiunti brillantemente ma è sorta qualche lamentela tra i ragazzi, per l’impronta forse fin troppo didattica che è stata data all’esperienza di quest’anno.

A livello di organizzazione tecnica, sarebbe stato opportuno avere pronte fin da subito delle mappe tattili semplificate (senza indicazioni sulle piante, monumenti ecc), per far comprendere ai ragazzi, prima della visita iniziale e delle informazioni specifiche sulle piante, la forma dell’Orto, la sua collocazione rispetto alla città di Padova (cosa che è stata fatta con cura dopo la visita con leguide), in modo che avessero già un’idea generale di orto diviso in arboreto e orto cinto. In seguito questa semplice mappa mentale si sarebbe arricchita di dettagli.

Questo non è stato possibile date le tempistiche ristrette e tutte le attività, ugualmente importanti e preziose, che sono state curate e portate avanti durante il campo.

Gli incontri  “Limiti, separazioni e crescita”

 I ragazzi si sono mostrati disponibili e partecipi negli incontri di gruppo, usandoli per risolvere problematiche che si ritrovano davanti nel corso dell’anno, per cercare consigli e confronto.

Il rapporto con il “vedente”, la difficoltà nel farsi accettare/aiutare e la rabbia di alcune reazioni dell’ambiente circostante hanno avviato una discussione stimolante. Si è partiti dal fastidio di fronte alla stupidità di chi non sa mettersi nei loro panni, per passare alla ricerca delle motivazioni (“la vista per loro è il canale fondamentale”), ed arrivare all’ analisi di strategie per cambiare le cose (uso dell’ironia, esplicitazione simpatica dei bisogni), “perdonando” o accettando che questi “benedetti vedenti” abbiano bisogno d’essere educati, in alcuni frangenti.

In altre situazioni, purtroppo, ci si trova invece davanti a soprusi veri e propri; la reazione di disgusto è stata rafforzata nel gruppo, così come la necessità di non sentirsi inferiori o colpevoli/mancanti.

Il gruppo fa la forza in questi momenti, facendo sentire i ragazzi meno soli, parte di un qualcosa di riconosciuto, condiviso, difficile da trovare nel quotidiano.

Si è manifestata la soddisfazione per aver raggiunto nuovi risultati sull’autonomia (per esempio allacciarsi le scarpe o “trovare un nuovo modo per farlo”, riuscire ad orientarsi in un luogo sconosciuto e a fare percorsi con bastoni da trekking o a fare rafting). Insomma uno step per riuscire ad essere più “capaci”, per se stessi, ma anche davanti agli altri.

Sono emerse anche altre situazioni problematiche come i “momenti di confusione”, soprattutto in gruppo, dove spesso non si considerano o non si coinvolgono i ragazzi maggiormente in difficoltà, come i ciechi totali. Nella richiesta di A., e L. c’è stata però non solo una denuncia della situazione verso i loro compagni, un reclamo verso chi “se ne frega”, ma anche una richiesta di strategie per riuscire a gestire situazioni simili.

“Non è stato come l’anno scorso”: un’altra frase ricorrente. Non è stato coinvolgente, totale, pieno come l’anno precedente, in cui il gruppo era all’idillio?

Quest’anno i ragazzi erano più “scatenati”, meno attenti all’altro,  più alla ricerca (chi ne aveva la possibilità e la capacità) di un divertimento con i “propri amici”, presi da dinamiche di cuore o di “leggerezza” sane per questa età.

Si sono dimostrati più critici verso l’adulto e si sono sentiti più “simili agli animatori”. Stanno crescendo, ma hanno bisogno ancora di limiti e richiami, a cui comunque questi bei ragazzi sanno rispondere, dimostrando la capacità di accogliere il nuovo che arriva, e provare il più possibile a renderlo partecipe. Anche gli animatori hanno vissuto dei limiti, capendo che non possiamo sempre farli star bene e che ci sono cose che richiedono altri luoghi e altri percorsi.

Per riuscire a sperimentarsi debbono staccarsi dall’essere solo “figlio” e riuscire a sbagliare, al di fuori dell’occhio attento, apprensivo, rassicurante, ma invalidante di molti genitori.

Molto più sano e creativo è trovare modelli  che sanno sbagliare, ma anche sperimentare ed interrogarsi, per cambiare le cose.

L’importanza di queste esperienze la si può leggere nelle parole dei ragazzi: A. dice “sono stata aiutata per poi fare da sola”. Esatto! Il sano uso dell’altro come spinta per fare da sola, per riuscire a capire modi e strategie da utilizzare fuori, non solo nel gruppo Rovolon.

Nelle esperienze future si potrebbe aumentare le aree del “prendersi cura di sé” e del “conoscersi” riferito anche all’idea che hanno i ragazzi del loro aspetto e corpo, attraverso attività e/o confronti di gruppo, anche divisi tra maschi e femmine, e per età.

Obiettivo futuro sarà anche quello di aumentare le aree di autonomia, confrontandosi anche sulla gestione degli spazi caotici, cioè sulle modalità di richiesta d’aiuto al vedente, sulle strategie da utilizzare per arrangiarsi in situazioni difficili.

E’ inoltre importante confrontarsi anche sui diritti/doveri degli altri e degli operatori stessi.

Conclusione e nuove proposte per il proseguimento del progetto

Nell’ultimo giorno del campo, in cui i genitori hanno potuto vedere i progressi dei loro figli, sia per quanto riguarda le autonomie personali, sia nel loro modo di relazionarsi con gli altri, si è manifestata la forte necessità, soprattutto da parte dei genitori, di momenti di formazione e di confronto di gruppo per aiutarli a trovare il modo migliore per accompagnare i loro figli nel lungo percorso di crescita, per essere delle guide che diano loro la mano e non che si sostituiscano a loro, per trovare il modo migliore di divertirsi e gioire insieme in una passeggiata in montagna o in una corsa, libera da ostacoli, costruita con la fiducia reciproca, nella convinzione che la barriera del limite visivo si possa assottigliare sempre di più.

Per questo si è pensato di dedicare, in questo prossimo anno, un tempo maggiore, rispetto agli anni precedenti, ai genitori, in modo che possano essere più preparati a sostenere i figli nella loro conquista di autonomia e perché gli stimoli dati ai ragazzi durante la settimana del campo, molto preziosi, come dimostrano i ragazzi stessi, possano trovare seguito e continuità a casa e non rimanere esperienze singole.

Progetti per l’anno 2014/2015:

Tre finesettimana di formazione, disposti nell’arco dell’anno, rivolti a tutte le famiglie con bambini e ragazzi con disabilità visiva (dagli zero ai diciotto anni), in cui i genitori, divisi in base all’età dei figli, possano partecipare a momenti di confronto tra loro e a incontri con figure specializzate, inerenti i temi della crescita in autonomia dei loro figli in ambito personale, scolastico e relazionale. I bambini e ragazzi, anch’essi divisi per età, avrebbero l’occasione di confrontarsi, stare insieme e condividere le loro esperienze, positive o dolorose, in momenti di riflessioni di gruppo, sperimentarsi nell’orientamento o semplicemente condividere qualche gioco insieme.

Stage sulle autonomie: una settimana estiva rivolta ai soli ragazzi, quest’anno divisi per età in due campi distinti, sul modello di quelle degli anni scorsi, volta a creare momenti di relazione e di crescita insieme.

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