Tra rumori di tazzine e cucchiaini, suoni di voci che conosco e che da tempo non sentivo, profumi di paste e di signore, comincia nel bar centrale di Possagno la giornata organizzata dall’UNIVOC. Il gruppo è numeroso, siamo in trenta persone, c’è anche un piccolo cagnolino con noi, tutti qui a Possagno per conoscere un po’ di più la vita e le opere del più grande scultore del periodo neoclassico.
Tra noi e il tempio ci sono pochi passi, ma la pioggia e il vento sono talmente fastidiosi che ci costringono a risalire in auto per attraversare la piazza.
Parcheggiamo, saliamo alcuni gradini, alcuni si fermano per toccare una delle sedici grandi colonne doriche che sorreggono il tempio, l’attuale chiesa parrocchiale di Possagno, ed entriamo in una delle più belle meraviglie presenti sul nostro territorio. L’interno della chiesa è un capolavoro che Marcello, la prima nostra guida, descrive in un modo che anch’io riesco quasi a vederlo ed immaginarlo nei suoi molteplici particolari. La visita al tempio è breve perché alle 10.30 arriverà il vescovo e Marcello dovrà lasciarci per aggiungersi ai suoi colleghi, tra i baritoni, del coro parrocchiale. Il tempio, voluto e progettato da Canova, sorto al posto della vecchia chiesa, venne ultimato nel 1832 dieci anni dopo la morte del suo ideatore.
Fuori intanto continua a piovere, quindi risaliamo in auto per percorrere la breve distanza che ci separa dalla gipsoteca, il laboratorio studio del grande artista veneto.
All’entrata ci accoglie il Signor Mario, il Direttore del museo, che per circa due ore ci accompagna in un viaggio che ci fa’ conoscere la vita artistica dell’autore. Durante la visita, tra le numerose opere che rappresentano eroi e miti dell’antichità, incontriamo Orfeo scolpito in coppia con Euridice, un’opera da collocare sui pilastri di una villa, che conserva caratteristiche di una scultura barocca.
Antonio Canova, nato a Possagno nel 1757, è senza dubbio il primo grande autore del neoclassicismo perché ebbe la capacità di trasformare in arte alcune tematiche legate al paganesimo, alle nuove idee illuministiche ed alla letteratura greco romana. L’artista Veneto operava in una sorta di fabbrica, con un procedimento scultoreo nuovo originato dalla crisi barocca, dalla nuova mentalità
illuministica e dal controllo totale dell’opera in cui non era più ammessa la fantasia in eccesso, il momento di raptus e l’improvvisazione, ma un continuo controllo sull’evoluzione
della forma.
Lo stile di Canova è nuovo, fatto di pieni e vuoti che creano movimento, ricco di un’espressività portata all’estremo con Orfeo che con una mano alzata si volge all’indietro verso Euridice ormai perduta.
Pochi passi e il gruppo si avvicina alla scultura di Dedalo con Icaro, il cui marmo è conservato al museo Correr di Venezia, che rappresenta il vecchio Dedalo che cuce le ali al giovane Icaro. Una metafora dedicata al nonno, il primo vero maestro di Antonio, che prepara il nipote a volare da solo nell’arte e nella vita.
Le opere in marmo di Antonio, diffuse in tutto il mondo, nascono tutte da modelli in argilla, in scala 1 a 1, dai quali il maestro ricavava un calco da riempire con il gesso. Nella gipsoteca i modelli in gesso sono tantissimi, e tra questi, ci sono i monumenti funebri dedicati ai papi Clemente XIII e XIV, c’è Teseo con la clava in mano seduto sopra il Minotauro e più in la’ tocchiamo la farfalla in Amore e psiche” che rappresenta l’anima dei due innamorati. Bellissimo è il monumento funebre dedicato a Maria Cristina d’Austria, commissionato dall’imperatore Giuseppe I nel 1798, il cui marmo è nella chiesa degli Agostiniani a Vienna. Le sue dimensioni sono notevoli, alto circa 5 metri.
Un’altra opera che incontriamo è una scultura per Napoleone, che però egli non gradisce perché non si accetta ritratto nudo. In realtà per Canova la nudità maschile, che derivava dalla cultura classica, era l’elemento principale e l’eroe greco che tiene in mano il mondo rappresentava la perfezione.
Ignude sono anche le 3 grazie, un gruppo scultoreo in bianco marmo di Carrara scolpito intorno al secondo decennio del 800, abbracciate tra loro e con i corpi leggermente coperti da un velo.
Tonin Canova, così lo chiamavano a Venezia, ci teneva ad essere un artista completo, lui partito dal nulla e divenuto il massimo artista per la sua epoca; era anche pittore e ci sono sue tempere nella casa di Possagno. Egli pensava di fondare una scuola di scultura nel suo paese, ma verrà fatta successivamente dal fratellastro che curerà anche la sua eredità.
Antonio muore nel 1822 per una deformazione presente nel piloro, vicino alla cistifelia, provocata probabilmente dalla ripetuta pressione sullo sterno causata dal trapano che utilizzava per incidere le sue opere.
Le note di Beethoven che accompagnano il modello di una ballerina sopra un piedistallo girevole segnano la fine del nostro intenso ed affascinante viaggio. Fuori intanto la pioggia non ha smesso di cadere, la temperatura è notevolmente abbassata, tira vento e sulla cima del Monte Grappa che sovrasta Possagno è scesa la prima neve. Comunque è quasi l’una, qualche chilometro più in la’ ci aspetta un caldo ed accogliente ristorante che con la sua cucina, ricca di profumi di stagione, risotto con i funghi e carne alla griglia, completerà con i suoi gustosi piatti la nostra domenica assieme all’UNIVOC, UICI e MAC.
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